Riflessi sull'acqua.
Quasi un contrappunto ad un’ideale visita guidata della città storica, le incisioni su fotografia di Anna Romanello mettono in una nuova luce le fontane della Hofburg viennese, rivelandoci un luogo urbano sorprendentemente contemporaneo.
Lo aveva già fatto per Roma, con opere che attraverso l’incisione, l’installazione e la scultura, offrivano un nuovo punto di vista sulla città eterna, restituendo con mano sicura un’idea di città dinamica, in movimento incessante. E infatti, come leit motiv di questo viaggio, le fontane, a Roma come a Vienna, denotano una forte attrazione da parte dell’artista per il tema dell’acqua, ai cui flussi la Romanello sembra ispirarsi per esprimere la sua creatività, insistendo sul movimento, sottolineandone la forza, a volte esasperandola, trasformando il getto regolare in un mare in tempesta. Fatto di materia liquida, di gesti e di colori. Come nelle installazioni del 2001 in cui l’acqua faceva la sua comparsa, dentro secchi su cui galleggiavano le foto delle fontane romane, quasi messaggi da interpretare.
La sua lettura delle due fontane ottocentesche della Hofburg, Il Dominio dell’Austria sul Mare di Rudolf Weyr e Il Dominio dell’Austria sulla Terra di Edmund Hellmer, gioca sull’incontro tra l’artista e la visione comune del monumento. La Romanello prova a riscrivere la storia culturale della città, sovrapponendo ad un luogo storico i segni di una poetica stratificata di riferimenti visivi e eredità culturali. I suoi tratti ricordano quasi i tumulti grafici di un Mario Schifano, le violente pennellate di un certo espressionismo astratto americano, o addirittura la Street Art.
L’artista fotografa la città, ne trasferisce l’immagine su tela e la deforma, con l’invadente qualità del gesto artistico; con immagini simultanee ne serializza i simboli e sezionandone le parti sembra ironizzare sulla sacralità del monumento. Ma nello stesso tempo ne rilegittima l’esistenza mostrandone le infinite sfaccettature della visione contemporanea. Qui risiede l’aspetto sicuramente più importante che riesce a restituire la Romanello, nel riscrivere e stravolgere con la punta elettrica, il collage e la fotografia lo stereotipo culturale di un luogo attraverso le proprie impressioni della realtà urbana. Un diario personale e iconoclasta che sovrimpone colori, ricordi e suggestioni provando a integrare l’anello mancante tra la realtà data del luogo e l’uomo che la vive. Così con l’utilizzo di tecniche sperimentali, la ricerca di Anna Romanello sul contesto urbano percorre con l’immaginazione i luoghi della città, li cattura, inglobando le emozioni che derivano dall’incontro tra esperienza personale e testimonianza storica, tra spazio pubblico e pensiero individuale.
Margherita Guccione
Direttore MAXXI Architettura